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sabato 21 luglio 2007

Biodiversità

Il termine biodiversità è utilizzato per descrivere la varietà di specie animali e vegetali che vivono in un determinato ambiente.

Essa è il risultato dell'evoluzione su periodi durati milioni di anni ed è possibile analizzarla in base a tre livelli d'indagine: il livello genetico, quello specifico e quello ecosistemico. All'interno della stessa specie infatti vi sono individui diversi per altezza, struttura, colore degli occhi e dei peli, così come vi sono innumerevoli specie animali e vegetali che possono popolare lo stesso ecosistema ed ancora molti tipi di ambienti diversi che caratterizzano una stessa regione, provincia o comune.

I sistemi ecologici possono essere visti come un meccanismo complesso, una scatola nera in cui si ha l'ingresso di energia solare e materiale inorganico e l'uscita di ossigeno e di materia organica sia in termini di biomassa sia di sostanze di rifiuto. Questo meccanismo funziona attraverso una molteplicità di attori (le diverse specie animali e vegetali), ognuno per la propria parte. Se qualcuno di questi attori o gruppi di essi entra in crisi, il meccanismo complessivo funziona lo stesso poiché esiste qualche altro gruppo che è pronto a occupare quella funzione. Ecco perché i sistemi ecologici sono detti sistemi complessi in equilibrio dinamico. La complessità è quindi legata strettamente al buon funzionamento poiché in un sistema semplificato è possibile che non vi sia nessuno pronto a rimpiazzare l'attore in crisi e quindi che vi sia un intoppo nel funzionamento complessivo del meccanismo.

La conservazione della biodiversità è quindi fondamentale perché essa è collegata all'essenza stessa della vita sulla Terra: un ambiente banale, semplificato, è anche un ambiente più facilmente attaccabile da epidemie, parassiti, nonché meno redditizio in termini di cibo ed altre sostanze utili. Gli ambienti semplificati, quali ad esempio le coltivazioni intensive, sono mantenute solo a prezzo di grosse introduzioni di fitofarmaci, proprio perché sono ambienti semplici e quindi un parassita ha gioco facile nell'infestazione di un'intera coltivazione fatta da individui tutti molto simili, anche dal punto di vista genetico. Viceversa un ambiente più articolato e complesso costituirà naturalmente una barriera alla diffusione di epidemie ed infestazioni, magari rendendo meno in termini di produttività ma necessitando anche di meno input chimici esterni. La conservazione della biodiversità appare quindi strettamente legata alla conservazione della nostra specie, cioè di quella che più di tutte le altre ha la responsabilità di provocarne la riduzione.

La Convenzione di Rio de Janeiro del 1992 ha individuato nella biodiversità e nella sua protezione e conservazione uno degli aspetti principali per la strategia generale verso uno sviluppo che salvaguardi il patrimonio naturale anche per le generazioni future.

(Fonte: Dizionario per l'Educazione Ambientale - 100 parole per l'Ambiente)

Sicurezza e Igiene Alimentare

10 norme di buona prassi


1. Leggete sempre l’etichetta dei prodotti alimentari e il cartello degli ingredienti esposto negli esercizi pubblici

E’ la regola numero uno per far capire che oggi ad occhi chiusi non si deve comprare più nulla. I produttori hanno l’obbligo di scrivere, innanzi tutto, che cosa c’è nella confezione, ad esempio "confettura" o "maionese", di indicare tutti gli ingredienti, il peso, il luogo e la ditta produttrice, la data di durabilità o di scadenza e, quando occorre, le modalità di conservazione e preparazione.

Inoltre, secondo le indicazioni di una Direttiva europea, le etichette possono riportare una tabella nella quale è indicato (in kilocalorie) il valore energetico dell’alimento: informazione molto utile per conoscere esattamente quante calorie forniscono 100 grammi del prodotto; nella stessa tabella è indicata anche la quantità dei principali nutrienti contenuti nel prodotto, ad esempio: proteine, carboidrati, grassi, fibre, vitamine e sali minerali.

Tutte queste informazioni devono essere anche in lingua italiana.

In sostanza, l’etichetta degli alimenti e il cartello degli ingredienti esposto negli esercizi pubblici (bar, gastronomie, ecc.) sono una preziosa guida per consumare il prodotto in maniera corretta, per conoscerne il valore nutritivo e non correre rischi alimentari.

2. Ricordate che tutti gli ingredienti utilizzati sono indicati sull’etichetta e sono elencati in ordine decrescente di quantità presente nel prodotto

Sull’etichetta sono elencati obbligatoriamente tutti gli ingredienti che compongono il prodotto, che devono essere ben individuabili e devono essere elencati in ordine decrescente: al primo posto quello presente in quantità maggiore e via via fino a quello presente in quantità minore, in modo da dare un’idea chiara della composizione del prodotto. Se si tratta, però, di alimenti composti da un solo ingrediente non è necessario specificarlo, perché risulta comprensibile già dalla denominazione del prodotto: tutti sappiamo, ad esempio, che il latte è latte e basta. Anche gli additivi sono considerati ingredienti e, vista la loro minima quantità, sono segnalati per ultimi.

3. Controllate la data di durabilità o la data di scadenza del prodotto prima dell’acquisto e consumatelo entro il termine consigliato sull’etichetta

Dove leggete "da consumarsi entro..." dovete rispettare tassativamente la data di scadenza indicata dal produttore. Si tratta, infatti, di prodotti deperibili. Quando invece leggete "da consumarsi preferibilmente entro il..." sappiate che la data di durabilità indicata esprime un consiglio per un consumo ottimale e non implica che una volta superato quel termine il prodotto sia scaduto.
Importantissimo: le date di scadenza e di durabilità sono valide finché la confezione è integra e il prodotto è stato conservato come indicato in etichetta.
Per tutti gli alimenti freschi o sfusi, che non riportano alcuna data di scadenza, informatevi sulla durata e le modalità di conservazione.

4. Sappiate che sull’etichetta la lettera "E" seguita da un numero indica che nel prodotto è presente un additivo autorizzato dall’Unione Europea

Gli additivi sono divisi in varie categorie e hanno diverse funzioni. Per esempio: i conservanti servono per impedire lo sviluppo di sostanze che alterano il prodotto e che possono nuocere alla salute; gli antiossidanti hanno soprattutto la funzione di evitare che il colore del prodotto subisca variazioni; gli emulsionanti servono per legare bene i grassi e l’acqua; gli addensanti e i gelificanti rendono il prodotto spalmabile e pastoso; gli stabilizzanti trattengono l’umidità del prodotto e lo amalgamano meglio; gli antiagglomeranti impediscono che nel prodotto si formino grumi; gli acidificanti danno il gusto acidulo; gli esaltatori di sapidità rinforzano il sapore; i sali di fusione facilitano la fusione di diversi formaggi e infine i coloranti servono, ovviamente, per colorare.

Sull’etichetta, talvolta, si può trovare il nome degli additivi, altre volte la corrispondente sigla europea "E" seguita da un numero, ad esempio E471.

Gli additivi indicati in etichetta sono tutti autorizzati dall’Unione Europea e sono utilizzati dai produttori solo se necessario e secondo le dosi prescritte.

5. Seguite sempre le istruzioni per l’uso indicate sulle confezioni, comprese le modalità di conservazione, dal momento dell’acquisto fino al consumo

Facendo la spesa la responsabilità della sicurezza dei cibi acquistati passa nelle mani dell’acquirente. I cibi freschi, sfusi o confezionati, sono naturalmente i più delicati: carne, pesce, latticini, cibi pronti, conservati dal negoziante in banchi refrigerati, devono essere trasportati al più presto nel frigorifero di casa. Quando è importante, in etichetta è indicata la temperatura alla quale il prodotto deve essere conservato: per lo più intorno ai 4°C che è la temperatura del frigorifero domestico. I cibi in scatola, che non devono essere tenuti in frigorifero, devono comunque essere conservati in modo da non subire eccessi di caldo o di freddo: la segnalazione conservare in "luogo fresco e asciutto" non è un semplice consiglio, ma una condizione necessaria.

Molta attenzione deve essere prestata allo stato delle confezioni: quelle gonfie, ammaccate, bagnate o addirittura rotte devono essere rifiutate, così come devono essere buttate quelle dalle quali, all’atto dell’apertura, escano del gas o delle bollicine o il contenuto presenti muffe o sapore, odore, consistenza non convincenti: sensi e buon senso sono sentinelle che devono essere ascoltate. Le confezioni deteriorate possono essere restituite al negoziante che deve sostituirle con altre integre.

6. Mantenete sempre i prodotti refrigerati e quelli surgelati alla temperatura indicata sull’etichetta e riponili, subito dopo l’acquisto, nel frigorifero o nel congelatore

Il reparto congelatore del frigorifero domestico deve essere mantenuto ordinato, senza brina (indizio di sbalzi di temperatura), non eccessivamente sovraccaricato, alla temperatura di –18°C. Le confezioni di surgelati non devono essere bagnate, ricoperte di brina o schiacciate, devono essere trasportate in un contenitore termico, essere riposte nel congelatore nel minor tempo possibile dopo l’acquisto, consumate entro la data di scadenza, che varia da cibo a cibo, in quanto non sono "eterne" come qualcuno ritiene, e devono essere scongelate seguendo le indicazioni del fabbricante, che compaiono pure sull’etichetta. Dopo la scongelazione i surgelati non devono essere ricongelati.

7. Osservate con la massima cura l’igiene della cucina e i metodi di cottura più idonei

Ovunque ci sia materia deperibile com’è il cibo, possono proliferare batteri nocivi, specialmente quando difetta l’igiene. Ecco perché lavarsi bene le mani prima di cucinare, prima di toccare alimenti da consumare crudi o che non necessitano di ulteriore cottura, tenere sempre ben puliti gli strumenti di cucina, i piani di lavoro e in particolare il frigorifero, sono raccomandazioni che possono sembrare banali, ma che un esperto di igiene alimentare non si stancherà mai di ripetere.

La corretta collocazione dei cibi, crudi e cotti, nei diversi scomparti del frigorifero a seconda delle temperature di conservazione, e la loro idonea cottura, in modo che raggiungano un’adeguata temperatura anche in profondità, devono avere la massima attenzione.

Non improvvisatevi preparatore di conserve o raccoglitori di funghi: sono necessarie conoscenze specifiche.

8. Ricordate che ci sono particolari discipline di etichettatura

I "prodotti da agricoltura biologica" devono rispettare particolari modalità di etichettatura, previste da norme europee e nazionali. Un Regolamento comunitario ha stabilito che i prodotti dell’agricoltura biologica devono essere confezionati e recare in etichetta la dizione "Agricoltura biologica-Regime di controllo CEE", con l’indicazione dell’organismo di controllo. Devono essere ottenuti senza l’impiego di antiparassitari chimici di sintesi e non contengono ingredienti geneticamente modificati.

Gli alimenti "geneticamente modificati", più comunemente detti "transgenici", devono essere riconoscibili con un'appropriata dizione in etichetta o nell’elenco degli ingredienti.
La legislazione riguardante i prodotti transgenici, tuttavia, è in evoluzione.

9. Tenete presente che, secondo norme europee e nazionali, controlli della produzione e della distribuzione sono regolarmente eseguiti dalle aziende e dalle autorità per verificare la sicurezza degli alimenti e per decidere il ritiro di quelli eventualmente difettosi.

Fin dal 1993 è in vigore una normativa europea che impone il rispetto di regole sanitarie generali in tutte le fasi della produzione industriale fino alla vendita al dettaglio dei prodotti alimentari, così come nelle mense e nei ristoranti, e che, in primo luogo, è osservato attraverso l’autocontrollo delle aziende. Se viene segnalato un prodotto che può nuocere alla salute del consumatore, mediante codici impressi sulle confezioni si può risalire al giorno e al lotto di produzione, provvedere alle necessarie analisi e ritirare tutte le confezioni di quel lotto presenti sul mercato. I prodotti provenienti dai paesi non comunitari, quando passano la frontiera, sono sottoposti a controlli obbligatori dell’autorità sanitaria.

La Commissione europea, inoltre, controlla che nei paesi membri l’applicazione delle norme e l’attività di vigilanza siano continuativi ed efficaci. In una parola, svolge il compito di controllare i controlli.

10. Rivolgetevi alle Associazioni dei consumatori e alle Aziende Sanitarie Locali (ASL) che, in materia di sicurezza alimentare, possono fornire maggiori informazioni e assistenza

Le Associazioni dei consumatori si battono da anni per la chiara informazione dei consumatori, per la tutela della loro salute, per difenderli dalle frodi alimentari, indagando, sollecitando severi controlli igienico-sanitari, segnalando eventuali abusi alle autorità competenti. Ormai il loro ruolo è riconosciuto e legittimato dallo Stato e dall’Unione Europea.

Per questo l’Unione Europea, promuovendo una Campagna sulla sicurezza degli alimenti, ha voluto impegnare in primo luogo proprio le Associazioni dei consumatori, invitando la popolazione a rivolgersi ad esse perché ogni singolo consumatore con le sue segnalazioni è l’informatore più prezioso e le Associazioni possono tramutare tali segnalazioni in iniziative concrete di tutela della sicurezza alimentare, anche coinvolgendo i Dipartimenti di prevenzione delle ASL e lo stesso sistema di produzione e distribuzione. Un elenco dei Servizi di vigilanza e controlli pubblici può essere richiesto alle Associazioni dei consumatori.

(Fonte: sicurezzalimentare.it)

RESPONSABILITA' SOCIALE, le aziende lombarde più sensibili

Un’indagine Formaper condotta su un campione composto da 499 piccole imprese lombarde fa rilevare che per gli imprenditori della regione l’argomento della responsabilità sociale nell’impresa è all’ordine del giorno.

Il 39,5% delle imprese presenti sul territorio, secondo i dati Formaper, sono attente alle ricadute che un comportamento trasparente ed etico nella conduzione della propria attività può avere sia sul piano ambientale che sociale. Ma c’è di più. All’etica e ai valori ideali attribuiscono un valore molto alto: stando ai range dell’indagine dove il massimo è 10 il valore attribuito dagli imprenditori a questi due aspetti è stato mediamente di 8,3.

Certo esistono anche coloro che ammettono di fare attenzione alle istanze della responsabilità sociale per motivi di convenienza, vantaggio della propria immagine e reputazione aziendale (un punteggio di 7,3). Oppure per rafforzarsi e acquisire competitività in un mercato sempre più sensibile a questi aspetti (quest’ultimo aspetto ha totalizzato 6,7).

Ma quali sono i campi nei quali gli imprenditori spendono la maggior parte dei tre miliardi di euro che ogni anno si stima siano destinati a settori socialmente responsabili? Al primo posto c’è l'ambiente (28,5%), al secondo il comfort dei dipendenti sul luogo di lavoro (24,7%), al terzo investimenti per migliorare la comunità locale (19,2%).

Ma si può sempre migliorare: rimane un 60,5% degli imprenditori che pensa ancora solo agli affari.

(Fonte: sicurezzaequalità.it)

venerdì 20 luglio 2007

Buco dell'ozono

Nel 1985 un gruppo di scienziati ha pubblicato i risultati di una serie di misurazioni, effettuate su scala ventennale, sull'atmosfera che sovrasta l'Antartide.
Gli studi erano basati essenzialmente sulla valutazione dello strato di ozono stratosferico, cioè di quella parte dell'atmosfera terrestre in cui si rileva la massima concentrazione di questo gas (ozonosfera), che rappresenta una parte della stratosfera, da circa 15 a 50 km di altezza.

La quantità di ozono presente è in realtà molto piccola, tanto che portata a livello del suolo, ad una pressione maggiore rispetto a quella stratosferica, lo strato si ridurrebbe ad uno spessore massimo di qualche centimetro.
Eppure ha un'importanza fondamentale per il mantenimento della vita sulla terra, poiché assorbe una parte delle radiazioni UV provenienti dal sole, che sarebbero altrimenti dannose per il DNA, fino ad indurre mutazioni pericolose, bloccare o ridurre il processo fotosintetico, causare diminuzione dei raccolti, fino a giungere ad uno scompenso degli ecosistemi oceanici.

I dati dello studio citato mostravano che la quantità di ozono stratosferico si riduceva in maniera drastica all'inizio della primavera antartica per tornare ai livelli consueti nel giro di circa trenta giorni.

Venne inoltre notato che il fenomeno si andava aggravando, sia in riferimento allo spessore dello strato sia della dinamica di recupero, nel senso che il ripristino delle condizioni di normalità richiedeva tempi sempre più lunghi.
La comunità scientifica si è divisa sulle cause del fenomeno: alcuni ritengono che il fenomeno sia naturale, legato a condizioni meteo particolari, tipiche delle zone polari, altri invece (e sono per la verità un numero molto consistente), ritengono che il buco dell'ozono sia di origine umana, causato da sostanze inquinanti immesse dall'uomo in atmosfera, come gli ossidi di azoto e i clorofluorocarburi (CFC).

Questi composti presentano caratteristiche chimiche tali da interagire con la molecola di ozono (O 3), “degradandola “ ad ossigeno molecolare, non più in grado di schermare le radiazioni UV.

(Fonte: Dizionario per l'Educazione Ambientale - 100 parole per l'Ambiente)



Alta Direzione (vertice)

Persona o gruppo di persone che, dal livello più elevato di un'organizzazione, la guidano e la gestiscono.

(Fonte : UNI EN ISO 9000:2005)

Alimento

Sebbene a livello europeo esista un corpus consistente di legislazioni in campo alimentare, il termine "alimento" non è mai stato definito. La maggior parte degli Stati membri possiedono una definizione di alimenti o di generi alimentari e a livello internazionale una definizione esiste nel Codex Alimentarius.
Sia il libro verde sulla legislazione in materia alimentare che il libro bianco sulla sicurezza alimentare propongono di definire il termine e di adottarne l'uso nelle future proposte sulla legislazione alimentare, al fine di accrescere la chiarezza e certezza giuridica e consentire una comprensione di tali concetti a livello comunitario. La recente proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante "I principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, l'istituzione dell'Autorità europea per gli alimenti e le procedure nel campo della sicurezza alimentare" (Documento 500PC716, art.2) colma questa lacuna.
Il termine "alimento" (o "prodotto alimentare", o "derrata alimentare") designa qualsiasi sostanza o prodotto trasformato, parzialmente trasformato o non trasformato, destinato o atto ad essere ingerito da esseri umani. Sono comprese le bevande, le gomme da masticare e qualsiasi sostanza intenzionalmente incorporata negli alimenti nel corso della loro produzione, preparazione o trattamento. È compresa l'acqua, fatti salvi i requisiti previsti dalle direttive 80/778/CEE e 98/83/CE.
Non sono compresi: i mangimi; gli animali vivi, a meno che siano preparati, confezionati o serviti per il consumo umano; i vegetali prima della raccolta; i medicinali ai sensi della direttiva 65/65/CEE del Consiglio; i cosmetici ai sensi della direttiva 76/768/CEE del Consiglio; il tabacco e i prodotti derivati dal tabacco ai sensi della direttiva 89/622/CEE del Consiglio; le sostanze narcotiche o psicotrope ai sensi della Convenzione unica delle Nazioni Unite sugli stupefacenti del 1961 e della Convenzione delle Nazioni Unite sulle sostanze psicotrope del 1971.
La definizione proposta riflette ciò che generalmente si intende per alimenti nei provvedimenti comunitari, riprende la definizione del Codex Alimentarius e tiene conto delle definizioni consolidate contenute nelle legislazioni degli Stati membri.

(Fonte : UE)

Impianto di depurazione delle Acque

Impianto che, attraverso uno o più processi di carattere meccanico, fisico, chimico e biologico, consente l’eliminazione di sostanze nocive dai liquidi. I trattamenti meccanici hanno la funzione di separare gran parte dei materiali in sospensione, mentre i trattamenti biologici operano la degradazione delle sostanze organiche ad opera di particolari microrganismi. Infine i trattamenti chimico-fisici consistono essenzialmente nell’insolubilizzazione e nella successiva separazione di sostanze disciolte.

(Fonte : GLOSS. ENI)