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mercoledì 19 settembre 2007

Il premio "I x I" di Confindustria


Confindustria, in collaborazione con APQI – Associazione Premio Qualità Italia e con alcuni esperti del settore, lancia un grande Premio Nazionale.

Il Premio Imprese X l’Innovazione assegnerà un riconoscimento di eccellenza alle migliori tra le imprese partecipanti.

Il Premio è aperto a tutte le imprese produttrici di beni e servizi con sede operativa in Italia.

La definizione di Innovazione accolta ai fini del Premio Nazionale si riferisce a:
- Innovazione di prodotto o servizio
- Innovazione di processo
- Innovazione organizzativa, gestionale o tecnologica
- Innovazione strategica o di modello di business.

Il Premio si svolgerà secondo le fasi di candidatura, selezione e premiazione.

Fase di candidatura
Le imprese sono invitate a compilare un modulo di registrazione on-line per raccogliere una serie di informazioni essenziali sui dati dell’azienda.

Successivamente è prevista la compilazione del questionario di autovalutazione on-line.

Le imprese possono procedere alla compilazione del questionario on-line entro il 20 Ottobre 2007.

Fase di selezione 1
Successivamente all’avvenuta compilazione del questionario, ogni azienda riceverà il risultato raggiunto ed il posizionamento relativo temporaneo (con riferimento alle aziende che hanno già compilato il questionario).

Fase di selezione 2
A seguito della prima fase di selezione delle aziende sarà stilata una lista delle migliori aziende per ognuna delle classi dimensionali individuate.

Fase di premiazione
La premiazione avverrà nel corso della III Giornata dell’Innovazione, che si terrà a Roma il 2 Aprile 2008.

Per ulteriori dettagli sull’iniziativa scrivere a premioixi@confindustria.it.

http://www.confindustriaixi.it

venerdì 31 agosto 2007

Agenda 21

Agenda 21 nasce come un documento d'intenti e obiettivi programmatici per il XXI secolo, sottoscritto da 178 paesi, che sintetizza le azioni specifiche e le strategie per l'ambiente, l'economia e la società.
Agenda 21 prescrive che, per affrontare ogni questione, sia adottato un processo che esamini i diversi aspetti del problema, che prenda decisioni chiare sulle priorità fissate e definisca finalità e traguardi da raggiungere. Tale documento riconosce un ruolo fondamentale alle comunità locali nell'attuazione delle politiche di sostenibilità.
L'Agenda 21 locale è un processo partecipato che coinvolge tutti i portatori d'interesse presenti sul territorio (stakeholders), che nasce da una scelta volontaria e partecipata attraverso la quale esplicitare, condividere e quindi tradurre in strategie comuni gli obiettivi di sostenibilità.

Articolazione del processo di Agenda 21:

1) Attivazione del processo di Agenda 21
a. Iniziative di sensibilizzazione e promozione
b. Adesione ad accordi e network internazionali
c. Impegno formale dell'Amministrazione locale

2) Individuazione e coinvolgimento del pubblico e dei partner
a. Coinvolgimento dei settori interni
b. Creazione del gruppo tecnico
c. Attivazione del Forum civico

3) Predisposizione del quadro diagnostico
a. Rapporto sullo stato dell'ambiente
b. Audit della struttura e della gestione
c. Valutazione delle politiche

4) Individuazione delle priorità e definizione degli obiettivi
a. Selezione degli obiettivi strategici e locali
b. Discussione e validazione degli obiettivi
c. Definizione delle strategie d'intervento

5) Costruzione del Piano di Azione Ambientale
a. Predisposizione di scenari
b. Definizione di linee d'intervento
c. Individuazione di strumenti d'azione

6) Adozione del Piano
a. Confronto sulla proposta preliminare
b. Individuazione degli attori
c. Adozione formale e indirizzi per la gestione

7) Implementazione, monitoraggio e feedback
a. Individuazione della struttura e delle procedure
b. Attivazione di verifiche periodiche
c. Aggiornamento e adeguamento del Piano

(Fonte: Linee Guida per le Agende 21 locali, ANPA, 2000).

Per rafforzare lo scambio di informazioni e di esperienze tra gli Enti e per monitorare le buone pratiche e le esperienze di Agenda 21 locale presenti sul territorio toscano è stata ufficialmente costituita nell'Aprile del 2002 la Rete delle Agenda 21 locali.

(Fonte Dizionario per l'Educazione Ambientale: 100 parole per l'Ambiente)

Biodiversità

Il termine biodiversità è utilizzato per descrivere la varietà di specie animali e vegetali che vivono in un determinato ambiente.

Essa è il risultato dell'evoluzione su periodi durati milioni di anni ed è possibile analizzarla in base a tre livelli d'indagine: il livello genetico, quello specifico e quello ecosistemico. All'interno della stessa specie infatti vi sono individui diversi per altezza, struttura, colore degli occhi e dei peli, così come vi sono innumerevoli specie animali e vegetali che possono popolare lo stesso ecosistema ed ancora molti tipi di ambienti diversi che caratterizzano una stessa regione, provincia o comune.

I sistemi ecologici possono essere visti come un meccanismo complesso, una scatola nera in cui si ha l'ingresso di energia solare e materiale inorganico e l'uscita di ossigeno e di materia organica sia in termini di biomassa sia di sostanze di rifiuto. Questo meccanismo funziona attraverso una molteplicità di attori (le diverse specie animali e vegetali), ognuno per la propria parte. Se qualcuno di questi attori o gruppi di essi entra in crisi, il meccanismo complessivo funziona lo stesso poiché esiste qualche altro gruppo che è pronto a occupare quella funzione. Ecco perché i sistemi ecologici sono detti sistemi complessi in equilibrio dinamico. La complessità è quindi legata strettamente al buon funzionamento poiché in un sistema semplificato è possibile che non vi sia nessuno pronto a rimpiazzare l'attore in crisi e quindi che vi sia un intoppo nel funzionamento complessivo del meccanismo.
La conservazione della biodiversità è quindi fondamentale perché essa è collegata all'essenza stessa della vita sulla Terra: un ambiente banale, semplificato, è anche un ambiente più facilmente attaccabile da epidemie, parassiti, nonché meno redditizio in termini di cibo ed altre sostanze utili. Gli ambienti semplificati, quali ad esempio le coltivazioni intensive, sono mantenute solo a prezzo di grosse introduzioni di fitofarmaci, proprio perché sono ambienti semplici e quindi un parassita ha gioco facile nell'infestazione di un'intera coltivazione fatta da individui tutti molto simili, anche dal punto di vista genetico. Viceversa un ambiente più articolato e complesso costituirà naturalmente una barriera alla diffusione di epidemie ed infestazioni, magari rendendo meno in termini di produttività ma necessitando anche di meno input chimici esterni. La conservazione della biodiversità appare quindi strettamente legata alla conservazione della nostra specie, cioè di quella che più di tutte le altre ha la responsabilità di provocarne la riduzione.

La Convenzione di Rio de Janeiro del 1992 ha individuato nella biodiversità e nella sua protezione e conservazione uno degli aspetti principali per la strategia generale verso uno sviluppo che salvaguardi il patrimonio naturale anche per le generazioni future.

(Fonte Dizionario per l'Educazione Ambientale: 100 parole per l'ambiente)

Cambiamenti Climatici

Oggi sappiamo che il clima, sostanzialmente stabile negli ultimi 10.000 anni, ha iniziato a cambiare per effetto delle immissioni in atmosfera di grandi quantità di gas serra, con aumenti delle concentrazioni di alcuni gas che probabilmente non si erano mai verificati negli ultimi 420.000 anni. Già nel secondo rapporto dell'IPCC (International Panel on Climate Change) si affermava che l'aumento della temperatura superficiale della Terra di 0.4- 0.8°C nel corso dell'ultimo secolo era imputabile anche all'aumento dei gas serra, con un riscaldamento che è diventato più sensibile alla fine del secolo scorso; addirittura le ultime decadi del 1900 si sono rivelate le più calde mai misurate dalla nascita della meteorologia moderna.

Il terzo rapporto di valutazione stima che la temperatura media globale della superficie terrestre e marina sia aumentata di 0,6- 0,2°C rispetto alla metà del XIX secolo, con la maggior parte dei cambiamenti verificatisi a partire dal 1976.

Gli studi hanno dimostrato che cambiamenti di simile entità e rapidità si erano registrati solo 60 milioni di anni fa, causando probabilmente l'estinzione di numerose specie animali e vegetali.

(Fonte: Dizionario per l'Educazione Ambientale: 100 parole per l'Ambiente)

Sviluppo Sostenibile

La più diffusa definizione di sviluppo sostenibile è quella contenuta nel rapporto che Brundtland, Presidente della Commissione Mondiale su Ambiente e Sviluppo, ha presentato nel 1987 su incarico delle Nazioni Unite: “lo sviluppo che è in grado di soddisfare i bisogni della generazione presente, senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri bisogni”.

L'idea di sviluppo sostenibile cerca di mantenere un equilibrio tra benessere economico, tutela dell'ambiente ed equità sociale.

Una tappa fondamentale sulla via dello sviluppo sostenibile è rappresentata dalla conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992. Partecipano rappresentanti di governo di 178 paesi, più di 100 capi di stato e oltre 1000 Organizzazioni Non Governative. Vengono firmate due convenzioni globali: la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici e la Convenzione quadro sulla biodiversità, e sottoscritti importanti documenti come la Dichiarazione dei principi per la gestione sostenibile delle foreste e l'Agenda 21: il programma d'azione per il XXI secolo.

(Fonte: Dizionario per l'Educazione Ambientale: 100 parole per l'Ambiente)

Sicurezza sul Lavoro

Notizia presa da "Il Sole 24 Ore" di Giovedì 23 Agosto 2007, inserto DOCUMENTI - Norme e Tributi

  • La Circolare 22 agosto 2007 del Ministero del Lavoro con le prime istruzioni operative sulla legge 3 agosto 2007, n. 123
  • Le disposizioni sulla sospensione dell'attività imprenditoriale e sulla revoca con i modelli per il personale ispettivo e per le aziende

Clicca qui per il testo completo della circolare

venerdì 17 agosto 2007

Richiedere un Audit

In un precedente post avevamo parlato degli Audit finalizzati alla certificazione di Qualità, Ambientale, di Sicurezza, Responsabilità Sociale.
L'azienda che voglia certificarsi richiede l'intervento di un Organismo di certificazione che proprio in seguito all'Audit rilascia il certificato di conformità allo standard prescelto.
Tale Audit è detto di TERZA PARTE ma non è la sola tipologia esistente.

Gli Audit di SECONDA PARTE sono quelli che un'azienda può effettuare sui propri fornitori storici o per la scelta di un nuovo fornitore.
In questo caso l'azienda può avvalersi di personale proprio, di un consulente abilitato o addirittura di un Organismo di certificazione anche se la finalità non è il certificato.

Gli Audit di PRIMA PARTE sono quelli che l'azienda (certificata oppure no) effettua internamente per verificare e valutare l'efficacia e l'efficienza dei propri processi: a tale proposito può avvalersi di personale interno dedicato o di un consulente esterno qualificato.

Quest'ultima tipologia di Audit apre uno scenario interessante per quelle aziende che vogliano esaminare oggettivamente le proprie criticità e/o sviluppare un piano di miglioramento volto ad ottimizzare eventuali inefficienze, costi, nonché gestire al meglio il personale e le proprie attrezzature.
Un esempio pratico è il settore della ristorazione e dei locali di ricettività turistico-alberghiera.
Un ristorante, un locale notturno, un albergo che lavora da tanti anni ed ha un numero di clienti costante potrebbe avere delle piccole inefficienze, piccoli sprechi, che non consentono di crescere in modo consistente.

La soluzione è proprio quella di avere una opinione obiettiva ed indipendente che prenda in considerazione vari elementi:
qualità del cibo o del servizio, gestione del personale, accessibilità, rapporto qualità/prezzo, senza considerare altri aspetti apparentemente secondari quali la location, l'arredamento, la presentazione dei propri prodotti, l'attenzione al cliente e mille altre varianti che possono rendere un locale qualcosa di unico e appetibile.



sabato 21 luglio 2007

Biodiversità

Il termine biodiversità è utilizzato per descrivere la varietà di specie animali e vegetali che vivono in un determinato ambiente.

Essa è il risultato dell'evoluzione su periodi durati milioni di anni ed è possibile analizzarla in base a tre livelli d'indagine: il livello genetico, quello specifico e quello ecosistemico. All'interno della stessa specie infatti vi sono individui diversi per altezza, struttura, colore degli occhi e dei peli, così come vi sono innumerevoli specie animali e vegetali che possono popolare lo stesso ecosistema ed ancora molti tipi di ambienti diversi che caratterizzano una stessa regione, provincia o comune.

I sistemi ecologici possono essere visti come un meccanismo complesso, una scatola nera in cui si ha l'ingresso di energia solare e materiale inorganico e l'uscita di ossigeno e di materia organica sia in termini di biomassa sia di sostanze di rifiuto. Questo meccanismo funziona attraverso una molteplicità di attori (le diverse specie animali e vegetali), ognuno per la propria parte. Se qualcuno di questi attori o gruppi di essi entra in crisi, il meccanismo complessivo funziona lo stesso poiché esiste qualche altro gruppo che è pronto a occupare quella funzione. Ecco perché i sistemi ecologici sono detti sistemi complessi in equilibrio dinamico. La complessità è quindi legata strettamente al buon funzionamento poiché in un sistema semplificato è possibile che non vi sia nessuno pronto a rimpiazzare l'attore in crisi e quindi che vi sia un intoppo nel funzionamento complessivo del meccanismo.

La conservazione della biodiversità è quindi fondamentale perché essa è collegata all'essenza stessa della vita sulla Terra: un ambiente banale, semplificato, è anche un ambiente più facilmente attaccabile da epidemie, parassiti, nonché meno redditizio in termini di cibo ed altre sostanze utili. Gli ambienti semplificati, quali ad esempio le coltivazioni intensive, sono mantenute solo a prezzo di grosse introduzioni di fitofarmaci, proprio perché sono ambienti semplici e quindi un parassita ha gioco facile nell'infestazione di un'intera coltivazione fatta da individui tutti molto simili, anche dal punto di vista genetico. Viceversa un ambiente più articolato e complesso costituirà naturalmente una barriera alla diffusione di epidemie ed infestazioni, magari rendendo meno in termini di produttività ma necessitando anche di meno input chimici esterni. La conservazione della biodiversità appare quindi strettamente legata alla conservazione della nostra specie, cioè di quella che più di tutte le altre ha la responsabilità di provocarne la riduzione.

La Convenzione di Rio de Janeiro del 1992 ha individuato nella biodiversità e nella sua protezione e conservazione uno degli aspetti principali per la strategia generale verso uno sviluppo che salvaguardi il patrimonio naturale anche per le generazioni future.

(Fonte: Dizionario per l'Educazione Ambientale - 100 parole per l'Ambiente)

Sicurezza e Igiene Alimentare

10 norme di buona prassi


1. Leggete sempre l’etichetta dei prodotti alimentari e il cartello degli ingredienti esposto negli esercizi pubblici

E’ la regola numero uno per far capire che oggi ad occhi chiusi non si deve comprare più nulla. I produttori hanno l’obbligo di scrivere, innanzi tutto, che cosa c’è nella confezione, ad esempio "confettura" o "maionese", di indicare tutti gli ingredienti, il peso, il luogo e la ditta produttrice, la data di durabilità o di scadenza e, quando occorre, le modalità di conservazione e preparazione.

Inoltre, secondo le indicazioni di una Direttiva europea, le etichette possono riportare una tabella nella quale è indicato (in kilocalorie) il valore energetico dell’alimento: informazione molto utile per conoscere esattamente quante calorie forniscono 100 grammi del prodotto; nella stessa tabella è indicata anche la quantità dei principali nutrienti contenuti nel prodotto, ad esempio: proteine, carboidrati, grassi, fibre, vitamine e sali minerali.

Tutte queste informazioni devono essere anche in lingua italiana.

In sostanza, l’etichetta degli alimenti e il cartello degli ingredienti esposto negli esercizi pubblici (bar, gastronomie, ecc.) sono una preziosa guida per consumare il prodotto in maniera corretta, per conoscerne il valore nutritivo e non correre rischi alimentari.

2. Ricordate che tutti gli ingredienti utilizzati sono indicati sull’etichetta e sono elencati in ordine decrescente di quantità presente nel prodotto

Sull’etichetta sono elencati obbligatoriamente tutti gli ingredienti che compongono il prodotto, che devono essere ben individuabili e devono essere elencati in ordine decrescente: al primo posto quello presente in quantità maggiore e via via fino a quello presente in quantità minore, in modo da dare un’idea chiara della composizione del prodotto. Se si tratta, però, di alimenti composti da un solo ingrediente non è necessario specificarlo, perché risulta comprensibile già dalla denominazione del prodotto: tutti sappiamo, ad esempio, che il latte è latte e basta. Anche gli additivi sono considerati ingredienti e, vista la loro minima quantità, sono segnalati per ultimi.

3. Controllate la data di durabilità o la data di scadenza del prodotto prima dell’acquisto e consumatelo entro il termine consigliato sull’etichetta

Dove leggete "da consumarsi entro..." dovete rispettare tassativamente la data di scadenza indicata dal produttore. Si tratta, infatti, di prodotti deperibili. Quando invece leggete "da consumarsi preferibilmente entro il..." sappiate che la data di durabilità indicata esprime un consiglio per un consumo ottimale e non implica che una volta superato quel termine il prodotto sia scaduto.
Importantissimo: le date di scadenza e di durabilità sono valide finché la confezione è integra e il prodotto è stato conservato come indicato in etichetta.
Per tutti gli alimenti freschi o sfusi, che non riportano alcuna data di scadenza, informatevi sulla durata e le modalità di conservazione.

4. Sappiate che sull’etichetta la lettera "E" seguita da un numero indica che nel prodotto è presente un additivo autorizzato dall’Unione Europea

Gli additivi sono divisi in varie categorie e hanno diverse funzioni. Per esempio: i conservanti servono per impedire lo sviluppo di sostanze che alterano il prodotto e che possono nuocere alla salute; gli antiossidanti hanno soprattutto la funzione di evitare che il colore del prodotto subisca variazioni; gli emulsionanti servono per legare bene i grassi e l’acqua; gli addensanti e i gelificanti rendono il prodotto spalmabile e pastoso; gli stabilizzanti trattengono l’umidità del prodotto e lo amalgamano meglio; gli antiagglomeranti impediscono che nel prodotto si formino grumi; gli acidificanti danno il gusto acidulo; gli esaltatori di sapidità rinforzano il sapore; i sali di fusione facilitano la fusione di diversi formaggi e infine i coloranti servono, ovviamente, per colorare.

Sull’etichetta, talvolta, si può trovare il nome degli additivi, altre volte la corrispondente sigla europea "E" seguita da un numero, ad esempio E471.

Gli additivi indicati in etichetta sono tutti autorizzati dall’Unione Europea e sono utilizzati dai produttori solo se necessario e secondo le dosi prescritte.

5. Seguite sempre le istruzioni per l’uso indicate sulle confezioni, comprese le modalità di conservazione, dal momento dell’acquisto fino al consumo

Facendo la spesa la responsabilità della sicurezza dei cibi acquistati passa nelle mani dell’acquirente. I cibi freschi, sfusi o confezionati, sono naturalmente i più delicati: carne, pesce, latticini, cibi pronti, conservati dal negoziante in banchi refrigerati, devono essere trasportati al più presto nel frigorifero di casa. Quando è importante, in etichetta è indicata la temperatura alla quale il prodotto deve essere conservato: per lo più intorno ai 4°C che è la temperatura del frigorifero domestico. I cibi in scatola, che non devono essere tenuti in frigorifero, devono comunque essere conservati in modo da non subire eccessi di caldo o di freddo: la segnalazione conservare in "luogo fresco e asciutto" non è un semplice consiglio, ma una condizione necessaria.

Molta attenzione deve essere prestata allo stato delle confezioni: quelle gonfie, ammaccate, bagnate o addirittura rotte devono essere rifiutate, così come devono essere buttate quelle dalle quali, all’atto dell’apertura, escano del gas o delle bollicine o il contenuto presenti muffe o sapore, odore, consistenza non convincenti: sensi e buon senso sono sentinelle che devono essere ascoltate. Le confezioni deteriorate possono essere restituite al negoziante che deve sostituirle con altre integre.

6. Mantenete sempre i prodotti refrigerati e quelli surgelati alla temperatura indicata sull’etichetta e riponili, subito dopo l’acquisto, nel frigorifero o nel congelatore

Il reparto congelatore del frigorifero domestico deve essere mantenuto ordinato, senza brina (indizio di sbalzi di temperatura), non eccessivamente sovraccaricato, alla temperatura di –18°C. Le confezioni di surgelati non devono essere bagnate, ricoperte di brina o schiacciate, devono essere trasportate in un contenitore termico, essere riposte nel congelatore nel minor tempo possibile dopo l’acquisto, consumate entro la data di scadenza, che varia da cibo a cibo, in quanto non sono "eterne" come qualcuno ritiene, e devono essere scongelate seguendo le indicazioni del fabbricante, che compaiono pure sull’etichetta. Dopo la scongelazione i surgelati non devono essere ricongelati.

7. Osservate con la massima cura l’igiene della cucina e i metodi di cottura più idonei

Ovunque ci sia materia deperibile com’è il cibo, possono proliferare batteri nocivi, specialmente quando difetta l’igiene. Ecco perché lavarsi bene le mani prima di cucinare, prima di toccare alimenti da consumare crudi o che non necessitano di ulteriore cottura, tenere sempre ben puliti gli strumenti di cucina, i piani di lavoro e in particolare il frigorifero, sono raccomandazioni che possono sembrare banali, ma che un esperto di igiene alimentare non si stancherà mai di ripetere.

La corretta collocazione dei cibi, crudi e cotti, nei diversi scomparti del frigorifero a seconda delle temperature di conservazione, e la loro idonea cottura, in modo che raggiungano un’adeguata temperatura anche in profondità, devono avere la massima attenzione.

Non improvvisatevi preparatore di conserve o raccoglitori di funghi: sono necessarie conoscenze specifiche.

8. Ricordate che ci sono particolari discipline di etichettatura

I "prodotti da agricoltura biologica" devono rispettare particolari modalità di etichettatura, previste da norme europee e nazionali. Un Regolamento comunitario ha stabilito che i prodotti dell’agricoltura biologica devono essere confezionati e recare in etichetta la dizione "Agricoltura biologica-Regime di controllo CEE", con l’indicazione dell’organismo di controllo. Devono essere ottenuti senza l’impiego di antiparassitari chimici di sintesi e non contengono ingredienti geneticamente modificati.

Gli alimenti "geneticamente modificati", più comunemente detti "transgenici", devono essere riconoscibili con un'appropriata dizione in etichetta o nell’elenco degli ingredienti.
La legislazione riguardante i prodotti transgenici, tuttavia, è in evoluzione.

9. Tenete presente che, secondo norme europee e nazionali, controlli della produzione e della distribuzione sono regolarmente eseguiti dalle aziende e dalle autorità per verificare la sicurezza degli alimenti e per decidere il ritiro di quelli eventualmente difettosi.

Fin dal 1993 è in vigore una normativa europea che impone il rispetto di regole sanitarie generali in tutte le fasi della produzione industriale fino alla vendita al dettaglio dei prodotti alimentari, così come nelle mense e nei ristoranti, e che, in primo luogo, è osservato attraverso l’autocontrollo delle aziende. Se viene segnalato un prodotto che può nuocere alla salute del consumatore, mediante codici impressi sulle confezioni si può risalire al giorno e al lotto di produzione, provvedere alle necessarie analisi e ritirare tutte le confezioni di quel lotto presenti sul mercato. I prodotti provenienti dai paesi non comunitari, quando passano la frontiera, sono sottoposti a controlli obbligatori dell’autorità sanitaria.

La Commissione europea, inoltre, controlla che nei paesi membri l’applicazione delle norme e l’attività di vigilanza siano continuativi ed efficaci. In una parola, svolge il compito di controllare i controlli.

10. Rivolgetevi alle Associazioni dei consumatori e alle Aziende Sanitarie Locali (ASL) che, in materia di sicurezza alimentare, possono fornire maggiori informazioni e assistenza

Le Associazioni dei consumatori si battono da anni per la chiara informazione dei consumatori, per la tutela della loro salute, per difenderli dalle frodi alimentari, indagando, sollecitando severi controlli igienico-sanitari, segnalando eventuali abusi alle autorità competenti. Ormai il loro ruolo è riconosciuto e legittimato dallo Stato e dall’Unione Europea.

Per questo l’Unione Europea, promuovendo una Campagna sulla sicurezza degli alimenti, ha voluto impegnare in primo luogo proprio le Associazioni dei consumatori, invitando la popolazione a rivolgersi ad esse perché ogni singolo consumatore con le sue segnalazioni è l’informatore più prezioso e le Associazioni possono tramutare tali segnalazioni in iniziative concrete di tutela della sicurezza alimentare, anche coinvolgendo i Dipartimenti di prevenzione delle ASL e lo stesso sistema di produzione e distribuzione. Un elenco dei Servizi di vigilanza e controlli pubblici può essere richiesto alle Associazioni dei consumatori.

(Fonte: sicurezzalimentare.it)

RESPONSABILITA' SOCIALE, le aziende lombarde più sensibili

Un’indagine Formaper condotta su un campione composto da 499 piccole imprese lombarde fa rilevare che per gli imprenditori della regione l’argomento della responsabilità sociale nell’impresa è all’ordine del giorno.

Il 39,5% delle imprese presenti sul territorio, secondo i dati Formaper, sono attente alle ricadute che un comportamento trasparente ed etico nella conduzione della propria attività può avere sia sul piano ambientale che sociale. Ma c’è di più. All’etica e ai valori ideali attribuiscono un valore molto alto: stando ai range dell’indagine dove il massimo è 10 il valore attribuito dagli imprenditori a questi due aspetti è stato mediamente di 8,3.

Certo esistono anche coloro che ammettono di fare attenzione alle istanze della responsabilità sociale per motivi di convenienza, vantaggio della propria immagine e reputazione aziendale (un punteggio di 7,3). Oppure per rafforzarsi e acquisire competitività in un mercato sempre più sensibile a questi aspetti (quest’ultimo aspetto ha totalizzato 6,7).

Ma quali sono i campi nei quali gli imprenditori spendono la maggior parte dei tre miliardi di euro che ogni anno si stima siano destinati a settori socialmente responsabili? Al primo posto c’è l'ambiente (28,5%), al secondo il comfort dei dipendenti sul luogo di lavoro (24,7%), al terzo investimenti per migliorare la comunità locale (19,2%).

Ma si può sempre migliorare: rimane un 60,5% degli imprenditori che pensa ancora solo agli affari.

(Fonte: sicurezzaequalità.it)

venerdì 20 luglio 2007

Buco dell'ozono

Nel 1985 un gruppo di scienziati ha pubblicato i risultati di una serie di misurazioni, effettuate su scala ventennale, sull'atmosfera che sovrasta l'Antartide.
Gli studi erano basati essenzialmente sulla valutazione dello strato di ozono stratosferico, cioè di quella parte dell'atmosfera terrestre in cui si rileva la massima concentrazione di questo gas (ozonosfera), che rappresenta una parte della stratosfera, da circa 15 a 50 km di altezza.

La quantità di ozono presente è in realtà molto piccola, tanto che portata a livello del suolo, ad una pressione maggiore rispetto a quella stratosferica, lo strato si ridurrebbe ad uno spessore massimo di qualche centimetro.
Eppure ha un'importanza fondamentale per il mantenimento della vita sulla terra, poiché assorbe una parte delle radiazioni UV provenienti dal sole, che sarebbero altrimenti dannose per il DNA, fino ad indurre mutazioni pericolose, bloccare o ridurre il processo fotosintetico, causare diminuzione dei raccolti, fino a giungere ad uno scompenso degli ecosistemi oceanici.

I dati dello studio citato mostravano che la quantità di ozono stratosferico si riduceva in maniera drastica all'inizio della primavera antartica per tornare ai livelli consueti nel giro di circa trenta giorni.

Venne inoltre notato che il fenomeno si andava aggravando, sia in riferimento allo spessore dello strato sia della dinamica di recupero, nel senso che il ripristino delle condizioni di normalità richiedeva tempi sempre più lunghi.
La comunità scientifica si è divisa sulle cause del fenomeno: alcuni ritengono che il fenomeno sia naturale, legato a condizioni meteo particolari, tipiche delle zone polari, altri invece (e sono per la verità un numero molto consistente), ritengono che il buco dell'ozono sia di origine umana, causato da sostanze inquinanti immesse dall'uomo in atmosfera, come gli ossidi di azoto e i clorofluorocarburi (CFC).

Questi composti presentano caratteristiche chimiche tali da interagire con la molecola di ozono (O 3), “degradandola “ ad ossigeno molecolare, non più in grado di schermare le radiazioni UV.

(Fonte: Dizionario per l'Educazione Ambientale - 100 parole per l'Ambiente)



Alta Direzione (vertice)

Persona o gruppo di persone che, dal livello più elevato di un'organizzazione, la guidano e la gestiscono.

(Fonte : UNI EN ISO 9000:2005)

Alimento

Sebbene a livello europeo esista un corpus consistente di legislazioni in campo alimentare, il termine "alimento" non è mai stato definito. La maggior parte degli Stati membri possiedono una definizione di alimenti o di generi alimentari e a livello internazionale una definizione esiste nel Codex Alimentarius.
Sia il libro verde sulla legislazione in materia alimentare che il libro bianco sulla sicurezza alimentare propongono di definire il termine e di adottarne l'uso nelle future proposte sulla legislazione alimentare, al fine di accrescere la chiarezza e certezza giuridica e consentire una comprensione di tali concetti a livello comunitario. La recente proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante "I principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, l'istituzione dell'Autorità europea per gli alimenti e le procedure nel campo della sicurezza alimentare" (Documento 500PC716, art.2) colma questa lacuna.
Il termine "alimento" (o "prodotto alimentare", o "derrata alimentare") designa qualsiasi sostanza o prodotto trasformato, parzialmente trasformato o non trasformato, destinato o atto ad essere ingerito da esseri umani. Sono comprese le bevande, le gomme da masticare e qualsiasi sostanza intenzionalmente incorporata negli alimenti nel corso della loro produzione, preparazione o trattamento. È compresa l'acqua, fatti salvi i requisiti previsti dalle direttive 80/778/CEE e 98/83/CE.
Non sono compresi: i mangimi; gli animali vivi, a meno che siano preparati, confezionati o serviti per il consumo umano; i vegetali prima della raccolta; i medicinali ai sensi della direttiva 65/65/CEE del Consiglio; i cosmetici ai sensi della direttiva 76/768/CEE del Consiglio; il tabacco e i prodotti derivati dal tabacco ai sensi della direttiva 89/622/CEE del Consiglio; le sostanze narcotiche o psicotrope ai sensi della Convenzione unica delle Nazioni Unite sugli stupefacenti del 1961 e della Convenzione delle Nazioni Unite sulle sostanze psicotrope del 1971.
La definizione proposta riflette ciò che generalmente si intende per alimenti nei provvedimenti comunitari, riprende la definizione del Codex Alimentarius e tiene conto delle definizioni consolidate contenute nelle legislazioni degli Stati membri.

(Fonte : UE)

Impianto di depurazione delle Acque

Impianto che, attraverso uno o più processi di carattere meccanico, fisico, chimico e biologico, consente l’eliminazione di sostanze nocive dai liquidi. I trattamenti meccanici hanno la funzione di separare gran parte dei materiali in sospensione, mentre i trattamenti biologici operano la degradazione delle sostanze organiche ad opera di particolari microrganismi. Infine i trattamenti chimico-fisici consistono essenzialmente nell’insolubilizzazione e nella successiva separazione di sostanze disciolte.

(Fonte : GLOSS. ENI)

sabato 30 giugno 2007

Formulare un preventivo onesto


Quando si è certi di aver trovato un serio consulente!!

Care aziende, quante volte vi è capitato di ricevere brochure di servizi per l'implementazione di Sistemi di Gestione Qualità, Ambiente, Sicurezza, HACCP, SA 8000 e chissà cosa altro?
Quante volte avete contattato per un preventivo? e quante avete cestinato il tutto senza nemmeno guardare una seconda volta? Sicuramente secondo necessità (ho bisogno della certificazione o no?).
Tra le tante offerte, molte saranno arrivate da aziende serie e qualificate (società o liberi professionisti poco importa) altre da aziende che pur di "acchiappare" il cliente promettono mari, monti e anche di più, prestazioni mirabolanti, promesse di rimborsi etc. a prezzi stracciati!!!!
Permettetemi!! SOB!!SOB!! e STRA-SOB!!!

Il mercato odierno ha decisamente fatto cadere i prezzi della consulenza per l'implementazione di sistemi qualità e guardando a 7 / 8 anni fa dico MENOMALE! erano rapine a mano armata...
Per le ambientali e per i sistemi di gestione per la sicurezza o le certificazioni etiche (SA 8000) c'è bisogno di grande specializzazione e quindi meno spazio per i venditori di fumo.

Partendo dalla mia personale esperienza so che per elaborare un'offerta onesta c'è bisogno di effettuare un sopralluogo accurato in base allo standard di certificazione scelto, parlare con la Direzione (titolare dell'azienda o suo rappresentante) per capire quali siano i bisogni, capire i motivi della scelta di certificarsi, reperire quante più informazioni possibili in merito ai primari processi aziendali, alla tipologia di lavoro svolta, alle criticità di alcune parti di processo e visionare eventuale documentazione predisposta alla registrazione di alcune attività (ad esempio modalità di emissione ordini di acquisto, registrazione della manutenzione di macchinari/automezzi/attrezzature, carte di controllo per i processi produttivi, gestione delle criticità ambientali, formazione del personale e così via).

Questo permetterà di determinare al consulente le effettive giornate necessarie in azienda e il lavoro da svolgere in ufficio (redazione Manuali, Procedure, Istruzioni o schede di registrazione), determinare i suoi costi insomma!

Per quanto riguarda i prezzi, non ci sono tariffe standard! ci sono prezzi troppo alti, prezzi troppo bassi, prezzi equi!

Come scegliere? Prima di tutto prendete informazioni sulla società o sul consulente che viene a proporvi i suoi servizi, in seconda battuta chiedete vari preventivi, fate più domande possibili al consulente in merito al suo modo di operare e per ultimo, ma non in ordine di importanza, fidatevi del vostro istinto e ricordate che la Qualità la fate voi aziende!!!

Il consulente deve dare valore aggiunto alla vostra gestione, così come qualunque Organismo di Certificazione!

Un saluto a tutti.

sabato 26 maggio 2007

Ambiente: pubblicati altri quattro Decreti del Codice


Sono stati pubblicati altri 4 decreti attuativi del decreto legislativo in materia d'ambiente (N.152/2006) entrato in vigore il 29 aprile scorso, firmati dal Ministro dell'Ambiente e dal Ministro delle Attività Produttive.




I provvedimenti attuativi del Codice sono diventati 13.

In particolare i nuovi quattro rimettono ordine nel settore rifiuti per la parte riguardante il catasto e i codici Cer mentre gli altri due si occupano dei beni in polietilene e degli imballaggi.

Nel dettaglio, uno dei quattro nuovi decreti attuativi del Codice riguarda da vicino alcuni settori commerciali come agricoltura e pesca perché individua le tipologie dei beni in polietilene rientranti nel campo di applicazione dell'art.234 del Dlgs 152/06.

Per il capitolo rifiuti, il decreto riorganizza il catasto (art.189 del Dlgs 152/06) e ne adegua l'organizzazione al Dlgs 152/06 e allo sviluppo delle tecnologie informatiche per la trasmissione dei dati, al fine di agevolare la consultazione da parte di operatori e autorità di controllo.

Si prevede anche l'istituzione dell'elenco dei Rifiuti conformemente all'art.1 comma 1 della Direttiva 75/442/CE e all'art. 1 paragrafo 4 della direttiva 91/689/CE di cui alla decisione della Commissione 2000/532/CE - 3 maggio 2000 (art. 184 comma 4 del Dlgs 152/06). In tal senso il decreto, trasforma la direttiva del Ministero dell'Ambiente del 9 aprile 2002 in decreto, aggiornando i codici CER alla luce delle disposizioni del Dlgs 152/06, nonché del decreto di aggiornamento del DM 5/2/98, in corso di pubblicazione conseguentemente alla sentenza della Corte di Giustizia UE del 7 ottobre 2004.

ll quarto decreto approvato riguarda l'aggiornamento degli standard europei fissati dal Comitato Europeo di normazione in conformità dei requisiti essenziali stabiliti all'art.9 della Direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e rifiuti da imballaggi (art.226 comma 3 del Dlgs 152/06). Il provvedimento rende praticabile e controllabile il rispetto degli standard europei relativi ai requisiti essenziali sugli imballaggi e sui rifiuti da imballaggi.

(Fonti: Web, www.sicurezzaequalità.it)


martedì 8 maggio 2007

Agricoltura Biologica

Negli anni precedenti il secondo conflitto mondiale l'agricoltura applicava tecniche agricole “tradizionali” in cui l'esperienza contadina tramandata di padre in figlio dimostrava una conoscenza empirica e tuttavia avanzata di gestione del territorio agricolo.

Le coltivazioni prevedevano infatti la rotazione colturale, l'integrazione tra agricoltura ed allevamento, l'utilizzazione di tecniche di aratura che salvaguardavano la struttura del suolo, la realizzazione di siepi frangivento per la delimitazione dei confini. Queste ed altre caratteristiche contribuivano alla buona gestione complessiva del territorio, salvaguardando al tempo stesso la biodiversità ed esercitando una forma di manutenzione diffusa del territorio.

Il dopoguerra ha segnato la rottura di questo equilibrio: il ricorso sempre più massiccio a pesticidi e fitofarmaci, le tecniche di aratura profonda, la coltivazione di specie non autoctone, con rese più alte ma con necessità maggiori di acqua e fertilizzanti e più deboli alle malattie, hanno comportato l'aumento delle pressioni sul paesaggio e sull'ambiente e spesso una qualità organolettica dei prodotti inferiore rispetto alle specie locali, meglio adattate al clima e più resistenti.


In questi ultimi anni si è però registrata una parziale inversione di tendenza:
- i consumatori sempre più spesso chiedono prodotti sani, senza residui di pesticidi ed altre sostanze chimiche, che siano più rispettosi dell'ambiente. Gli acquisti cominciano infatti ad orientarsi verso prodotti che puntano alla qualità piuttosto che alla quantità
;

- i consumatori sono disposti a spendere magari qualcosa in più pur di comprare prodotti sani: si richiede all'agricoltura di tornare a ricoprire il ruolo che aveva in passato. In questo senso, quindi, viene vista come parte del sistema naturale, che lavora in armonia e non in competizione con esso, contribuendo alla sua protezione e miglioramento.

L'agricoltura biologica non prevede il ricorso a concimi chimici, la lotta alle malattie ed agli infestanti viene attuata scegliendo la coltivazione di specie locali più robuste e praticando la lotta biologica, cioè utilizzando i predatori naturali per combattere gli organismi infestanti.

(Fonte: Dizionario per l'Educazione Ambientale - 100 parole per l'Ambiente)

lunedì 30 aprile 2007

LEGGE 4 agosto 2006, n. 248

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, recante disposizioni urgenti per il rilascio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonche' interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale.

(Gazzetta Ufficiale n. 186 del 11/8/2006 - Suppl. Ordinario n. 183)

Art. 36-bis. - (Misure urgenti per il contrasto del lavoro nero e per la promozione della sicurezza nei luoghi di lavoro)

1. Al fine di garantire la tutela della salute e la sicurezza dei lavoratori nel settore dell'edilizia, nonche' al fine di contrastare il fenomeno del lavoro sommerso ed irregolare ed in attesa dell'adozione di un testo unico in materia di sicurezza e salute dei lavoratori, ferme restando le attribuzioni del coordinatore per l'esecuzione dei lavori di cui all'articolo 5, comma 1, lettera e), del decreto legislativo 14 agosto 1996, n. 494, e successive modificazioni, nonche' le competenze in tema di vigilanza attribuite dalla legislazione vigente in materia di salute e sicurezza, il personale ispettivo del Ministero del lavoro e della previdenza sociale, anche su segnalazione dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) e dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL), puo' adottare il provvedimento di sospensione dei lavori nell'ambito dei cantieri edili qualora riscontri l'impiego di personale non risultante dalle scritture o da altra documentazione obbligatoria, in misura pari o superiore al 20 per cento del totale dei lavoratori regolarmente occupati nel cantiere ovvero in caso di reiterate violazioni della disciplina in materia di superamento dei tempi di lavoro, di riposo giornaliero e settimanale, di cui agli articoli 4, 7 e 9 del decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66, e successive modificazioni. I competenti uffici del Ministero del lavoro e della previdenza sociale informano tempestivamente i competenti uffici del Ministero delle infrastrutture dell'adozione del provvedimento di sospensione al fine dell'emanazione da parte di questi ultimi di un provvedimento interdittivo alla contrattazione con le pubbliche amministrazioni ed alla partecipazione a gare pubbliche di durata pari alla citata sospensione nonche' per un eventuale ulteriore periodo di tempo non inferiore al doppio della durata della sospensione, e comunque non superiore a due anni. A tal fine, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il Ministero delle infrastrutture e il Ministero del lavoro e della previdenza sociale predispongono le attivita' necessarie per l'integrazione dei rispettivi archivi informativi e per il coordinamento delle attivita' di vigilanza ed ispettive in materia di prevenzione e sicurezza dei lavoratori nel settore dell'edilizia.
2. E' condizione per la revoca del provvedimento da parte del personale ispettivo del Ministero del lavoro e della previdenza sociale di cui al comma 1:
a) la regolarizzazione dei lavoratori non risultanti dalle scritture o da altra documentazione obbligatoria;
b) l'accertamento del ripristino delle regolari condizioni di lavoro nelle ipotesi di reiterate violazioni alla disciplina in materia di superamento dei tempi di lavoro, di riposo giornaliero e settimanale, di cui al
decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66, e successive modificazioni. E' comunque fatta salva l'applicazione delle sanzioni penali e amministrative vigenti.
3. Nell'ambito dei cantieri edili i datori di lavoro debbono munire, a decorrere dal 1° ottobre 2006, il personale occupato di apposita tessera di riconoscimento corredata di fotografia, contenente le generalita' del lavoratore e l'indicazione del datore di lavoro. I lavoratori sono tenuti ad esporre detta tessera di riconoscimento. Tale obbligo grava anche in capo ai lavoratori autonomi che esercitano direttamente la propria attivita' nei cantieri, i quali sono tenuti a provvedervi per proprio conto. Nei casi in cui siano presenti contemporaneamente nel cantiere piu' datori di lavoro o lavoratori autonomi, dell'obbligo risponde in solido il committente dell'opera.
4. I datori di lavoro con meno di dieci dipendenti possono assolvere all'obbligo di cui al comma 3 mediante annotazione, su apposito registro di cantiere vidimato dalla Direzione provinciale del lavoro territorialmente competente da tenersi sul luogo di lavoro, degli estremi del personale giornalmente impiegato nei lavori. Ai fini del presente comma, nel computo delle unita' lavorative si tiene conto di tutti i lavoratori impiegati a prescindere dalla tipologia dei rapporti di lavoro instaurati, ivi compresi quelli autonomi per i quali si applicano le disposizioni di cui al comma 3.
5. La violazione delle previsioni di cui ai commi 3 e 4 comporta l'applicazione, in capo al datore di lavoro, della sanzione amministrativa da euro 100 ad euro 500 per ciascun lavoratore. Il lavoratore munito della tessera di riconoscimento di cui al comma 3 che non provvede ad esporla e' punito con la sanzione amministrativa da euro 50 a euro 300. Nei confronti delle predette sanzioni non e' ammessa la procedura di diffida di cui all'articolo 13 del
decreto legislativo 23 aprile 2004, n. 124.
6. L'articolo 86, comma 10-bis, del
decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, e' sostituito dal seguente: "10-bis. Nei casi di instaurazione di rapporti di lavoro nel settore edile, i datori di lavoro sono tenuti a dare la comunicazione di cui all'articolo 9-bis, comma 2, del decreto-legge 1° ottobre 1996, n. 510, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 novembre 1996, n. 608, e successive modificazioni, il giorno antecedente a quello di instaurazione dei relativi rapporti, mediante documentazione avente data certa".

domenica 29 aprile 2007

Rifiuti Speciali (RS)

Vengono classificati come rifiuti speciali i rifiuti provenienti da attività agricole, i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione e costruzione, i rifiuti provenienti da lavorazioni industriali e artigianali, i rifiuti derivanti dalle attività di recupero e smaltimento rifiuti, i fanghi prodotti da trattamenti di potabilizzazione, i macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti; i veicoli a motore, i rimorchi e simili fuori uso e loro parti.

(Fonte: Dizionario per l'Educazione Ambientale - 100 parole per l'Ambiente)

Rifiuti Urbani (RU)

Sono definiti rifiuti urbani i rifiuti domestici, i rifiuti non pericolosi provenienti da locali, i rifiuti provenienti dalla pulizia delle strade, i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi (giardini, parchi, aree cimiteriali). La composizione dei Rifiuti Urbani (RU) è a base prevalentemente organica di facile degradabilità e non altamente inquinante anche se negli ultimi decenni la costituzione di tali rifiuti è diventata sempre più eterogenea.

Tra i rifiuti urbani, una particolare attenzione richiedono i rifiuti urbani pericolosi (RUP) che comprendono tutta quella serie di rifiuti che, pur avendo un'origine civile, sono costituiti da un'elevata dose di sostanze pericolose e che quindi devono essere gestiti diversamente dal flusso dei rifiuti urbani "normali".
Una quota rilevante di RUP sono costituiti da medicinali scaduti e pile.

In Italia, la produzione annua pro-capite di rifiuti si aggira intorno ai 500 Kg: mediamente ogni giorno ciascun italiano riversa sull'ambiente circa 1,4 kg di rifiuti e, secondo le stime dell'OCSE, tale produzione è destinata ad aumentare in tutti i paesi UE, raggiungendo nel 2020 640 kg/ab/anno.

(Fonte: Dizionario per l'Educazione Ambientale - 100 Parole per l'Ambiente)

Rifiuti

Quando si parla di impatti ambientali, un aspetto che viene immediatamente considerato da tutti (anche perché è di grande attualità oltre che un problema con cui conviviamo da privati cittadini) è quello della gestione dei rifiuti.

In natura i rifiuti non esistono: ciò che non viene utilizzato da una specie, o da una comunità può risultare utile ed indispensabile alla sopravvivenza di un'altra. In un ecosistema naturale, non esiste dunque materia che non venga riutilizzata: in tempi più o meno lunghi, tutte le sostanze subiscono modificazioni, si alterano e si trasformano ma, all'interno di un ciclo naturale, niente rimane inutilizzato. Le attività antropiche e il sistema produttivo hanno invece alterato l'equilibrio tra organismi produttori e distruttori di rifiuti, creandone di difficilmente degradabili. Vengono così definiti rifiuti tutte quelle sostanze o oggetti, generati da attività umane e produttive, di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi. Quattro sono le principali categorie sotto cui vengono classificati i rifiuti: secondo l'origine, si distinguono in rifiuti urbani e rifiuti speciali, e, secondo le caratteristiche di pericolosità, rifiuti pericolosi e non pericolosi.

Il costante aumento dei consumi, legato allo sviluppo industriale e al più generale miglioramento delle condizioni economiche, ha comportato l'immissione nell'ambiente naturale di un quantitativo sempre maggiore di rifiuti, che se non trattati consapevolmente possono pregiudicare irrimediabilmente la salute ed il benessere dell'uomo stesso e la salvaguardia dell'ambiente.
La produzione di quantitativi sempre maggiori di rifiuti è dunque da attribuire all'eccessivo prelievo di risorse naturali ed al basso livello di efficienza con cui tali risorse vengono utilizzate nel ciclo di vita dei beni e dei servizi forniti dalle attività produttive.
In Italia, la produzione annua complessiva di rifiuti raggiunge mediamente 30 milioni e mezzo di tonnellate, arrivando a superare quasi 40 milioni di metri cubi, una quantità tale da ricoprire sotto uno strato di un metro e mezzo di rifiuti un'intera provincia italiana di media grandezza.

I rifiuti, fase terminale dell'intero processo produttivo ed economico, sono da considerarsi una delle principali fonti di pressione sull'ambiente, ed una delle maggiori emergenze ambientali che le pubbliche amministrazioni sono chiamate ad affrontare. Le linee programmatiche in materia di rifiuti in base alle vigenti normative comunitarie e nazionali sono volte al raggiungimento dei seguenti obiettivi:

. riduzione della produzione e della pericolosità;
. riutilizzo e riciclaggio;
. recupero, nelle sue diverse forme (materia, energia);
. smaltimento in condizioni di sicurezza.

Il sistema di gestione integrata dei rifiuti si pone dunque l'obiettivo di ridurre la produzione complessiva di rifiuti urbani e pericolosi, ridurre la quantità di rifiuti da smaltire in discarica incentivando la raccolta differenziata e il recupero di materia ed energia. Tra gli strumenti di attuazione di queste politiche di gestione vanno ricordati, oltre agli strumenti normativi: strumenti economici (misure fiscali, incentivi e disincentivi finanziari ed ecotasse, schemi di deposito rimborsabili) e strumenti di gestione, accordi negoziali tra pubbliche autorità e operatori economici, monitoraggi sull'applicazione della normativa.

(Fonte: Varie web, pubblicazioni)


venerdì 27 aprile 2007

Acidificazione delle Acque Superficiali

Processo chimico causato dall'inquinamento idrico e atmosferico, che determina una diminuzione del pH delle acque superficiali.

(Fonte: ARPAV - Glossario Ambientale)


mercoledì 25 aprile 2007

Eutrofizzazione

Per eutrofizzazione (dal greco eutrophia: eu = buona, trophòs = nutrimento) di un corpo idrico s'intende l'eccesso di sostanze nutritive (composti di fosforo e azoto) che altera l'equilibrio ecologico presente nell'ambiente acquatico. In particolare, l'eutrofizzazione si manifesta con una crescita eccessiva di alghe che, al termine del ciclo vitale, si degradano, provocando una riduzione dell'ossigeno disciolto nell'acqua. Ciò causa un deterioramento della qualità del corpo idrico, la morte dei pesci e di altre forme di vita acquatica. Tale fenomeno si produce in tutti i casi in cui vi è uno scarso ricambio idrico, come in lagune e laghi poco profondi e sulla costa (ne sono interessate in maniera preoccupante le coste dell'Adriatico).

Le principali cause dell'eutrofizzazione vanno ricercate nell'impiego di fertilizzanti in agricoltura, nei liquami prodotti nelle attività zootecniche, negli scarichi di acque reflue urbane, che nel complesso apportano un notevole carico di nutrienti alle acque. Un indicatore adatto a valutare la presenza del fenomeno è rappresentato dal carico trofico potenziale, in grado di fornire una stima delle quantità di azoto e fosforo potenzialmente immesse nell'ambiente, in conseguenza di attività civili, agricole e industriali.

(Fonte: Dizionario per l'Educazione Ambientale - 100 parole per l'Ambiente)

Acque Superficiali

Le acque superficiali comprendono i corsi d'acqua, i laghi e le zone umide; esse rappresentano una piccola percentuale sul totale delle acque presenti sul nostro territorio.
I laghi sono tra i corpi idrici superficiali più delicati dal punto di vista ecologico in quanto presentano uno scarso e/o lento ricambio idrico; di conseguenza, risultano più vulnerabili di fronte a problemi di inquinamento e sono facilmente soggetti a fenomeni di eutrofizzazione.
Le problematiche ambientali relative alle acque superficiali si ricollegano da un lato alle varie forme di inquinamento di origine domestica, agricola e industriale, in grado di contaminare i corpi idrici, talvolta in maniera irreversibile; dall'altro lato agli eccessivi prelievi e consumi che pregiudicano la rinnovabilità della risorsa, impedendone un utilizzo sostenibile. Problemi qualitativi e quantitativi sono peraltro strettamente collegati, in quanto la quantità della risorsa idrica può influenzarne anche la qualità.

(Fonte: Dizionario per l'Educazione Ambientale - 100 parole per l'Ambiente)

Norme UNI EN ISO


Un buon corredo normativo per le aziende che vogliano implementare un Sistema di Gestione per la Qualità è costituito da:
  • UNI EN ISO 9000:2005 Sistemi di Gestione per la Qualità - Fondamenti e Vocabolario
  • UNI EN ISO 9001:2000 Sistemi di Gestione per la Qualità - Requisiti
  • UNI EN ISO 9004:2000 Sistemi di Gestione per la Qualità - Linee Guida per il miglioramento delle prestazioni
  • UNI EN ISO 19011:2003 Linee Guida per gli Audit dei Sistemi di Gestione per la Qualità e/o di Gestione Ambientale
Per l'implementazione di un Sistema di Gestione Ambientale, le normative fondamentali da utilizzare (senza citare tutte le Leggi, Norme, Circolari, Decreti e quant'altro legati all'argomento ambiente!!!) sono le seguenti:
  • UNI EN ISO 14001:2004 Sistemi di Gestione Ambientale - Requisiti e guida per l'uso
  • UNI EN ISO 14004:2005 Sistemi di gestione ambientale - Linee guida generali su principi, sistemi e tecniche di supporto
  • UNI EN ISO 14050:2002 Gestione Ambientale - Vocabolario
  • UNI EN ISO 14031:2000 Gestione ambientale - Valutazione della prestazione ambientale - Linee guida
  • UNI EN ISO 190011:2003 Linee Guida per gli Audit dei Sistemi di Gestione per la Qualità e/o di Gestione Ambientale
Meritano attenzione anche i Sistemi di Gestione per la Sicurezza normati dalle seguenti guide:
  • OHSAS 18001:99 Occupational Health and Safety Assessment Series
  • OHSAS 18002:2000 Sistemi di Gestione della Sicurezza e della Salute dei Lavoratori - Linee guida per l'implementazione dello standard OHSAS 18001
Le aziende, quindi, nel momento in cui decidono di approcciare uno degli standard di certificazione menzionati (Qualità, Ambiente, Sicurezza) sanno di dover fare riferimento a NORME specifiche.

mercoledì 18 aprile 2007

Iter di Certificazione

Come ci si certifica? Qual è l'iter di certificazione?
Domande ricorrenti!!

Oggigiorno chiunque decida di certificare la propria azienda ha maturato una certa cultura riguardo tale argomento, ma non sempre i vari passaggi risultano chiari.
Diciamolo pure: a volte noi consulenti siamo un pochino prolissi!

Che si tratti di certificazione Qualità (UNI EN ISO 9001:2000), Ambiente (UNI EN ISO 14001:2004) o sicurezza (OHSAS 18001:99) l'iter è più o meno lo stesso.

Premessa: l'azienda può decidere di affidarsi a consulenti oppure di procedere autonomamente.

Qualità:
1) redazione della documentazione descrittiva di un Sistema di Gestione (Manuale, Procedure Gestionali, Istruzioni Operative, moduli di registrazione, etc), 2) implementazione (termine orripilante ma utilizzato diffusamente), 3) scelta dell'Organismo di certificazione (a titolo di esempio: RINA, SGS, DNV, TUV, CERTITALIA, etc.), 4) richiesta preventivo tramite questionario informativo, 5) invio documentazione descrittiva del Sistema di Gestione Qualità (in genere è sufficiente il solo Manuale ma alcuni Organismi di Certificazione chiedono anche Procedure Gestionali e/o Istruzioni), 6) attesa esito della verifica documentale dell'OdC ed eventuale adeguamento della stessa prima della Verifica Ispettiva in azienda,
7) programmazione della Verifica di Certificazione iniziale, 8) verifiche di sorveglianza periodiche, in genere a cadenza annuale.

Un certificato di conformità (Qualità, Ambiente o Sicurezza) ha validità triennale; al termine del triennio l'azienda decide se continuare con lo stesso OdC o cambiarlo.

Per gli altri standard (Ambiente e Sicurezza) valgono pressappoco le stesse modalità anche se la Verifica di Certificazione iniziale per un Sistema di Gestione Ambientale e di un Sistema di Gestione per la Sicurezza viene divisa in due stage: Stage 1, Verifica di Conformità Legislativa e Stage 2 Verifica di Conformità Gestionale.

Se la verifica di conformità legislativa risulta soddisfacente (leggi CONFORME) l'azienda accede allo stage 2 in tempi brevi. In caso contrario, l'azienda ha fino a sei mesi di tempo per sanare le carenze legislative prima di poter accedere allo step successivo.

Più avanti approfondirò alcuni degli elementi citati in questo post.
Una buona serata a tutti.

martedì 17 aprile 2007

Presentazione


Parlando con i miei clienti mi sono resa conto che alcune loro domande, dubbi, necessità di chiarimento in merito alla gestione di determinate attività aziendali ricorrono.
Per questo ho pensato di tenere un blog in cui andare a riportare tematiche affrontate durante la mia attività di consulente, eventuali soluzioni o problematiche ancora aperte, per le quali spero di poter avere suggerimenti da qualche lettore interessato, o semplici testimonianze.

La finalità del mio blog è quindi quella di poter suggerire piccole o grandi soluzioni a chi ne avesse bisogno, partendo proprio dalla mia esperienza diretta con aziende di varie dimensioni, tipologie merceologiche e differenti management.

Mi occupo di Sistemi di Gestione Qualità, Ambiente e Sicurezza da quasi 10 anni e ho preparato circa 100 aziende al superamento delle Visite Ispettive da parte di Enti di Certificazione per l'ottenimento del Certificato di conformità ai vari standard internazionali, affrontando e risolvendo (in base alle mie possibilità) varie problematiche di ordine organizzativo - gestionale.

Queste esperienze pratiche saranno il tema del mio blog.

Nessuna evangelizzazione, quindi, né meri tecnicismi.... almeno spero!!!

Buona lettura a tutti voi.
Frida Caprioli